Leggendone i titoli, si viene colpiti innanzitutto da Jupiter, più che altro perché compare ben 6 volte nell’album, composto da 13 canzoni. Abbiamo la versione 2021, la versione 2011 (demotape?) ed una serie di remix realizzati da artisti diversi. Vale la pena quindi procedere in senso diacronico per definire il blocco Giove, così importante ed ingombrante. La prima traccia è il singolo più recente, ottimo il mix e la potenza di tutti gli strumenti. Apre una romantica melodia di piano, subito seguita da taglienti chitarre hard che ci guidano attraverso questa breve suite ricca di cambi e dinamiche, forse troppe. Passiamo senza accorgerci -e questo è un bene- da un sound new wave dei gloriosi tempi, attraverso un efficace ritornello new romantic ad un bridge hard rock molto greve, come se The Editors decidessero di far eseguire un loro brano ai Rammstein, così, per vedere cosa succede. Segue in scaletta il primo remix, a firma James Knight, che veste il brano di suoni totalmente 80’s, forse un pò scarno nei bassi e nella sottostruttura ma ricco in arpeggiatori e strings di sicuro effetto, anche se il risultato è un pò barocco ed un pò sopra le righe. Il successivo remix è a nome Seasurfer, e stavolta il pezzo sembra nella sua forma più coerente: bassi potenti, voce più dentro e meglio spazializzata, suoni fuzz che miscelano bene il tutto, rendendo connesse anche le chitarre heavy di cui sopra. Il Martin Acid mix dimezza il tempo del brano nelle strofe e nel bridge, toglie rilevanza alle chitarre rendendo il tutto più pop. In coda all’album, Golden Apes invece esalta le batterie ponendo in secondo piano ogni altro suono e restituendo una versione mechanical molto rarefatta, in cui anche il piano detune e le chitarre sono solo degli abbellimenti. Chiude Jupiter 2011, semplicemente una versione demo più rockish ed ingenua. Insomma, come a voler presentare ogni possibile declinazione di una canzone perché siamo affezionati a tutte e non sappiamo decidere se e quale lasciare indietro.
Blocco inediti. Sono in numero di 3 ed ognuno molto efficace. Tulips in Rain è una canzone malinconica dalla struttura semplice e dai suoni molto nitidi: poche cose, ben dosate. Il singolo che non ce l’ha fatta. Your world is mine è un brano pop con un pattern ritmico classico intramontabile del genere, una voce piacevole alla Echo & The Bunnymen arricchita da vocoder utilizzati con maestria. Unperfect invece ci riporta d’improvviso ad una “hard-wave" di stampo più cupo e poco più aggressivo, che strizza l’occhio ai Sister of Mercy mantenendo però illesa l’identità di questa band tedesca. Capitolo a parte il trittico strumentale, vero valore aggiunto dell’album. Sono interludi, reprise di melodie (Repituj contiene il piano di Jupiter), excursus onirici o viaggi interstellari chissà, ma rendono l’atmosfera come se fossimo a cavallo della Coda della Cometa. Altro remix (a firma MASH) in tracklist è Lucy’s Eyes, brano semplice, ballabile e piacevolmente strutturato contenente suoni totalmente Depeche Mode che non si può non apprezzare. In sostanza, nulla di nuovo sotto il sole, o per meglio dire la luna, ma il lavoro è apprezzabile per la sua varietà e per gli spunti che non sono stati valorizzati solo perché risultano come b-side di un unico singolo, quello sbagliato a detta di chi scrive.
- Voto 3/5