AengelDust: Agent Orange

  • Artista: Aengeldust
  • Titolo: Agent Orange
  • Genere: Industrial/Noise/Dark electro
  • Data di Uscita: 26/03/2017
  • Etichetta: Alfa Matrix 

Epica, Etica, Apocalittica. Aengeldust pubblica questo lavoro seguendo una coerenza stilistica ed estetica che non lascia molto fuori: Industrial noise ed Electro dritti e violenti, brani dalla durata quasi radiofonica che mai però vorremo ascoltare in radio perché ne perderemmo il flusso ed il messaggio, così come il disagio. Si perché questa pubblicazione è disagevole, scomoda, non ci fa sentire troppo al sicuro, contiene quel tipo di sonorità e voci soprattutto, che ci costringerebbero a cambiare canale link o stazione se ancora immaginassimo nostra madre entrare improvvisamente mentre guardiamo un porno. Non ci troviamo a molta distanza dall’ambiente circostante Nadine Engel e dei suoi progetti precedenti (o paralleli?), anche se non potremo mai affermarlo con certezza perché la sua presenza online e le note che riguardano la sua biografia e musica sono sempre rarefatte, telegrafiche e romanticamente frammentate. Sapremo affermare con precisione però che in questo lavoro la volontà ed i contenuti sono in maniera lampante di carattere bellico: la copertina non racconta altro che una realtà fredda, distopica, fatta di acciaio rovinato e segnali di pericolo radioattivo, alla quale si opporrà questa milizia sonora che ancora lotta e sopravviv

L'album si apre con un estratto da un discorso del duce Benito Mussolini sul tema dei fasti culturali dell'impero romano. Questo ci introduce senza alcuna esitazione o delicatezza alle atmosfere epiche e post industriali del lavoro dell'artista tedesca Nadine Engel. La traccia si chiama, violentemente, Duce. Dopo il sample, un synth bass acidissimo da avvio al brano e all'album per portarci su un terreno instabile, ruvido e bellicoso ma anche ritmato e ballabile, alternando di seguito brani di stampo industriale a composizioni più atmosferiche o ossessive (Suicide Bomber) o apocalittiche (Dinero de sangre, in cui suoni e strumenti più morbidi intessono melodie su pattern cadenzati e pesanti come il tema dato dal titolo). L'intero lavoro gioca su queste alternanze e riesce così ad intrigare l'ascolto, soprattutto per via delle voci a volte distorte a volte lowfi poco più pulite che trattano temi diversi ma sempre perturbanti, come la guerra in Vietnam (la title track Agent Orange). Interessante la scelta di utilizzare lingue diverse per esprimere concetti quali la critica al consumismo, alla guerra o ai governi dittatoriali. Allo stesso modo sono validissime le scelte di campioni di musica folk ed orchestrale (Fahnenträger), a delineare i molti rimandi a diverse culture ed alle diverse influenze che evidentemente l'artista ha assorbito nel corso della sua carriera. Troviamo anche esempio di “8bit-electro” in Paranoia, in cui sapientemente la ritmica serrata e martellante viene modulata da melodie degne di videogame vintage, che ben trasmette l’atmosfera paranoica suggerita dal titolo.

I suoni sono volutamente freddi e spigolosi, come il genere richiede, così da portare l’ascoltatore ad immergersi in un turbine di violenza, disappunto ed alienazione, perché di certo quest’album può far pensare, anche se di base l’intenzione sembra essere veicolarci al movimento robotico, alla danse macabre di chi balla sulle macerie di un mondo distrutto dalla voracità e dal dominio. Le batterie elettroniche sono spesso ripetitive, i pattern molto coerenti con le loro distorsioni ed i sample metallici, a cambiare però in questo caso sono le velocità. I bpm questa volta sono molto diversi e questo è forse il valore aggiunto dell’intero lavoro. Brani come Dominazioni mantiene sì quell’ossessività caratteristica ma viaggia su ritmo più lento aprendo quasi ad ambiente più “pop”, un pop ovviamente disturbante. In totale i pochi spazi dedicati alle melodie lavorano allo stesso modo e con lo stesso effetto delle drum machine: ogni variazione aumenta lo stato di disagio e ci offre un respiro che sarà inesorabilmente destinato ad essere interrotto per ripristinare la danza ansiogena di questo Noise Electro ben confezionato, come a guardare un quadro di Max Ernst tentando -invano- di rimanere imperturbabilmente noi stessi. Non funzionano però i reprise di alcune tracce, solamente perché non aggiungono molto al flusso di ascolto nonostante siano dei featuring che dovrebbero offrire una visione congiunta degli artisti coinvolti invece ribadiscono temi che abbiamo appena ascoltato (Duce part 2 appunto), come si sentisse il bisogno della versione remix quando sarebbe stato sufficiente offrire o immaginare una versione extended in origine (al contrario la traccia di chiusura Fahnenträger-Overdose Version è a tutti gli effetti un techno mix convincente e ben proposto). La strada è ben battuta, Aengeldust corre da sola senza mai farci rimpiangere l’assenza del commilitone Pedro Engel (insieme in Acylum e Totem Obscura). 

  • Voto 3/5