La Contessa Nera di Rebecca Johns

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Titolo: La Contessa Nera
Autore: Rebecca Johns
Casa editrice: Garzanti
Anno: 2010

 

Rebecca Johns racconta la storia maledetta di Erzsébet Bàthory, contessa ungherese, murata viva all’interno della torre più alta del suo castello a Csejthe per l’assassinio e le torture alle sue domestiche. 

La Contessa Nera ripercorre le memorie di Erzsébet attraverso le lettere che scrive al suo unico figlio maschio ed erede, Pàl, che, assieme alle due figlie Anna e Kata, la contessa non avrà mai più modo di vedere: le descrizioni della sua casa d’infanzia, l’educazione muriale impartita dalla madre, la partenza verso le proprietà del promesso sposo quando poco più che bambina, ma anche le prime testimonianze di un animo violento, in cui sadismo e giustizia si incontrano per non lasciarsi mai andare.

Il ritratto che la Johns fa di Erzsébet Bàthory, una ricostruzione fedele in base ai testi di Tony Thorne, La Contessa Dracula. La vita e i delitti di Erzsébet Bathory, e Beloved Children: History of Aristocratic Childhood in Hungary in the Early Modern Age di Katalin Péter, è quello di una donna pronta a tutto pur di sopravvivere e di mantenere il prestigio e il rispetto dovuto alla sua posizione: scaltra e attenta, difenderà a colpi di frusta il suo onore, l’ordine e il suo personale senso di giustizia. 
Nel corso della sua vita, i tanti amori con cui condivide il letto, aggiungeranno un tassello di freddezza a un’anima sadica e vendicativa che non teme nulla, se non l’umiliazione e la vecchiaia, portandola lentamente alla rovina e alla quella tomba precoce fatta di fredde mura e un unico spiraglio attraverso cui osservare il cielo.

Quella di Rebecca Johns, nonostante le sue tinte oscure e macabre, è una lettura leggera e scorrevole, fedele non solo alle testimonianze in nostro possesso sulla famigerata Erzsébet Bàthory, ma anche alle tradizioni, ai paesaggi e alla vita dell’Ungheria del diciassettesimo secolo.
Erzsébet Bàthory, nella sua crudeltà, viene ritratta come una donna d’altri tempi: istruita al pari dei suoi compagni di sesso opposto, agile nell’inganno e ferma nelle sue decisioni, prende quasi le sembianze di una donna moderna, appartenente a una dimensione temporale ben lontana rispetto a quella in cui si è trovata a vivere. È una donna che, nonostante l’attesa interminabile della fine, non ha mai espresso cordoglio o pentimento per le sue azioni, trovando una giustificazione a ogni tortura e assassinio, forte della sua posizione davanti al mondo e a Dio: un ritratto avvincente, una lettura sempre dinamica che ha saputo raccontare la storia di una delle serial killer più proficue della storia dell’umanità.

Tratto da una storia vera

L’opera di Rebecca Johns, scrittrice e professoressa al dipartimento di inglese della DePaul University di Chicago, mette in scena la vita e i pensieri della contessa Erzsèbet Bàthory, ricca discendente di una delle famiglie più prestigiose d’Ungheria, ancora oggi fra le donne più oscure e maledette di quelle terre lontane nel tempo e nello spazio.

Conosciuta ancora oggi come la Contessa Dracula o Contessa Sanguinaria, deve la sua fama alla sua atroce condanna e alla scoperta di centinaia di cadaveri e di altrettante testimonianze sulle sue manie omicide e sulla tortura reiterata e sadica delle sue servette. 
Secondo la stima degli esperti, il numero delle vittime della contessa si attesterebbe fra cento e trecento giovani, arrivate nelle sue proprietà alla ricerca di un lavoro onesto, una rendita e la possibilità di maritarsi. Fra le leggende e i miti raccontati su questa donna spaventosa e fuori dall’ordinario, gli esperti concordano su alcune delle pratiche esercitate dall’ereditiera di Ecsed e dalle sue fedeli aiutanti: punizioni agghiaccianti e crudeli che sono velocemente esplose nella pazzia e nel vano tentativo di raggiungere la giovinezza eterna attraverso il sacrificio della giovani più avvenenti e di bell’aspetto della sua corte e i macabri rituali fatti col sangue ancora caldo delle sue vittime. 

Tradizione e storia vogliono che la fine dell’atroce condotta della contessa sia avvenuta per mano del suo ultimo grande amore, il conte György Thurzò, e la sua denuncia all’imperatore Mattia II in seguito alla scomparsa di una schiera di giovani donne appartenenti all’aristocrazia. Condannata a vivere da prigioniera nella sua stessa casa, Erszbét Bàthory morirà suicida, dopo ben quattro anni di clausura, spogliata dei suoi beni e del suo prestigio. 

  • Voto: 4