Dopo il prologo londinese, il film (tratto dal romanzo The ritual di Adam Nevill, purtroppo inedito in Italia) si sposta direttamente ai margini del sentiero del re, dove i nostri quattro amici si sono fermati a dormire in tenda per iniziare la camminata alle prime ore del giorno.
Già da questo punto possiamo vedere come i rapporti tra i personaggi siano cambiati nel corso di quei mesi: la confidenza che prima li legava ora è molto indebolita, soprattutto tra Luke e gli altri; si capisce che lui è lì solo per i sensi di colpa che nutre nei confronti di Rob ma che se fosse per lui avrebbe chiuso i contatti anche con gli altri tre, forse per dimenticare quella notte terribile o forse solo perché quando si cresce le persone cambiano e magari non si trovano più bene insieme come quando erano più piccoli.
Durante il primo giorno di viaggio il gruppo si imbatte in una radura strana, con rune e un cervo orrendamente scuoiato appeso a un albero.
Decidono di andarsene, ma Dom si fa male a un ginocchio, così che il gruppo è costretto a ripararsi per la notte in un capanno. Nel piano superiore scoprono una strana effige che ricorda un corpo umano con delle corna di cervo al posto delle mani.
Quella notte tutti sono tormentati da strani incubi, soprattutto Luke che rivive in modo soprannaturale la morte di Rob. Il giorno dopo l'uomo si sveglia con dei tagli profondi sul petto, ma per non allarmare gli altri decide di tacere la cosa.
Il gruppo prosegue il suo viaggio verso la civiltà, e salendo su una collina Luke scopre che tagliano per un bosco riuscirebbero a metà strada, ma Dom, il cui infortunio al ginocchio è peggiorato, li rallenta e alla fine tra i due nasce un litigio che porterà Dom a incolpare Luke di aver assistito senza fare nulla alla morte di Rob, sottolineando che magari se questo fosse stato aiutato da lui adesso sarebbe lì con loro.
Hutch si mette in mezzo e propone a Luke di andare avanti a cercare soccorsi mentre lui aspetterà nella foresta insieme agli altri due.
Intanto però cade la notte sui boschi e il gruppo viene braccato da una creatura enorme, che cattura Hutch e Phil.
Cercando un luogo sicuro Luke e Dom arriveranno in un villaggio, ma solo per scoprire che i suoi abitanti sono dei pagani che venerano la creatura e alla quale offrono sacrifici umani per essere immortali.
Il film ha una fotografia molto bella, che potremmo definire opposta a quella di Midsommar di Ari Aster: infatti dove in questa pellicola il villaggio e la natura Svedesi sono luminosi e rilassanti, qui la natura scozzese è fin da subito nebbiosa, scura, con alberi che formano un sudario invalicabile tra i personaggi e il mondo esterno, condannandoli già dalle prime sequenze ad un esilio dalla civiltà.
Altro aspetto dove la pellicola brilla è il cast: poco numeroso ma molto ben scelto e in parte; soprattutto la performance del protagonista Luke (Rafe Spall) risulta molto espressiva e credibile.
Altro elemento positivo riguarda il design e la CGI con cui è rappresentata la creatura: in questo film infatti il mostro proveniente da un passato oscuro è rappresentata (contrariamente a moltissimi film dello stesso filone), e anche solo per poterla ammirare in tutta la sua orribile grandezza il film meriterebbe una visione.
In effetti il film non presenta grandi difetti, visto che sviluppa e indaga anche il sentimento della colpa e del rimorso che si prova quando, crescendo, ci si allontana sempre di più dagli amici con cui si è cresciuti.
In definitiva questo è un lungometraggio che consiglio agli amanti del genere folk horror a cui piacciono le ambientazioni boschive e gli orrori mitologici. Ovviamente è un film di intrattenimento, quindi non bisogna aspettarsi un'analisi della psiche dei personaggi eccelsa, ma il suo lavoro lo svolge egregiamente.
- VOTO: 7,5